Self Publishing: viviamo ancora con pregiudizi? autori che si sono visti rifiutare una recensione o una presentazione perché il loro libro è autopubblicato. Basta!
Il Self Publishing: un male per l’editoria, dice qualcuno. Il coro di queste voci, fortunatamente, sta pian piano scemando, ma purtroppo ancora oggi le voci che portano alta la bandiera della guerra all’autopubblicazione sono tante.
Quello che sta accadendo oggi con il Self Publishing potremo definirlo normale: quando un cambiamento viene introdotto nel sistema, coloro che ne fanno parte lo rifiutano in ogni modo possibile, prima disprezzandolo, poi opponendosi, fino a soccombere sotto il suo peso.
E per supportare la battaglia del Self Publishing, oggi proviamo a sfatare 4 grandi miti con l’unica arma che abbiano nelle nostre mani: la scrittura.
1. Il self-publishing = editoria a pagamento
Uno dei miti più difficili da abbattere. Dire che il self-publishing è come l’editoria a pagamento è un ossimoro. Nell’editoria a pagamento, l’autore paga un editore, che non dovrebbe essere pagato, per pubblicare il suo libro e gli cede tutti i diritti e una percentuale estremamente bassa dei profitti. Nel self-publishing, l’autore è l’editore di se stesso: pubblica gratuitamente, non cede i diritti e ottiene la maggior parte dei profitti. Anche se pubblico un libro mediocre con un grande editore non sarà migliore e sappiamo quanti libri scadenti di grandi marchi finiscono in libreria.
2. Self Publishing = Loser
Chi si autopubblica è un perdente. Dare del perdente ad un autore significa etichettare come incapace un talentuoso, coraggioso e intraprendente autore che, mosso dalla passione, mette tutto se stesso in quello che fa e per quello che crede. È una denigrazione gratuita, infantile, becera e raccapricciante. E, poiché non voglio trovare altri epiteti, posso suggerire di rispondere elencando le penne più famose che hanno iniziato la loro carriera di scrittori proprio grazie all’auto pubblicazione.
- Alexander Dumas
- Alexander Pope
- Arthur Schopenhauer
- Benjamin Franklin
- Charles Dickens
- H. Lawrence
- Edgar Allen Poe
- Ernest Hemingway
- George Bernard Shaw
- James Joyce
- James Patterson
- JK Rowling
- Leo Tolstoj
- Marcel Proust
- Margaret Atwood
- Mark Twain
- Stephen King
- Thomas Hardy
- Virginia Woolf
- William Morris
Se il self-publisher è un perdente, allora voi siete orgogliosi di essere un perdente:
3. Self Publishing = non essere un vero scrittore
Nel mondo dell’editoria esiste, purtroppo, la seguente convinzione: se vuoi essere uno scrittore, devi scrivere un capolavoro o devi essere preso da una grande casa editrice. Mettiamo in chiaro una cosa una volta per tutte: chiunque abbia una storia da raccontare è uno scrittore. I lettori possono assicurare il successo, se meritato, ma si è scrittori quando si scrive la parola “fine” al proprio libro.
4. Self Publishing = rifiuto delle case editrici
E concludiamo il nostro carosello con il mito che preferisco: i Self Publisher sono quelli scartati dalle case editrici. Gli scrittori che non hanno ricevuto risposta o quelli che hanno visto il loro sogno buttato nello spam di una casella troppo piena di ciarpame. Questo mito si basa sull’idea che un autore sceglie di autopubblicarsi solo perchè rifiutato da una casa editrice. Questa affermazione poteva essere vera 13 anni fa: chi si autopubblica oggi lo fa in modo consapevole, scavalcando l’editore di cui non sente più il bisogno o la voglia.
Quindi quando si pensa a un self-publisher come a un autore da due soldi, che spreca la vera editoria, ricordate non avete il diritto di giudicare un uomo da un libro che non avete ancora letto. E se tu vuoi autopubblicare il tuo libro ed entrare in un mondo meraviglioso, quello del Self Publishing, fallo con orgoglio, voglia di sfida e di avventura. L’Olimpo della scrittura aspetta te.
Allora, sei pronto ad entrare nel Self Publishing? Inizia ora!